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Esercitare il pensiero critico in contesti di diversità e inclusione grazie all’intelligenza artificiale!

Spesso quando vado in aula mi accoro che c’è un equivoco di fondo quando si si parla di diversità e inclusione (DE&I): ci si focalizza molto sul “aprire le porte” senza considerare che forse è la stanza stessa a non permettere alle persone di stare insieme!


pensiero critico in contesti di diversità e inclusione grazie all’intelligenza artificiale

Una bella metafora per dire che prima ancora di “forzare” la convivenza, è importante imparare a mettere in discussione quali modelli educativi e sociali hanno ostacolato e ostacolano la sua realizzazione. Partendo proprio dalle nostre convinzioni, i nostri automatismi, i nostri “è sempre stato così”.


Ecco perché il pensiero critico è una delle competenze più sottovalutate — e più decisive — nel lavoro su diversità, equità e inclusione. E per capire cosa significa, ti propongo un esercizio semplice, in tre fasi che ha un’unica regola: serve avere il coraggio di mettere in crisi le proprie certezze.


1️⃣ Scava a ritroso con i 5 “perché”: smontare la superficie


Scegli un tema che conosci bene — uno di quelli che in azienda sembrano “dati di fatto”.


Per esempio:

“Le donne sono ancora escluse dai ruoli apicali.”


Ora chiediti perché. E poi ancora perché, per cinque volte di fila.Ogni risposta deve portarti più in profondità.


Lo scopo non è avere la spiegazione perfetta, ma accorgerti di quanto spesso ci fermiamo troppo presto e di quanto facilmente accettiamo cause apparenti (“mancano competenze”, “non ci sono candidate”, “serve più ambizione”) invece di guardare le strutture culturali che le generano.


Questo primo passaggio serve a rompere la superficie del discorso: quella comoda, piena di giustificazioni organizzative e narrazioni neutre. Ogni “perché” aggiunge uno strato di consapevolezza e ti costringe a vedere che dietro ogni dinamica di esclusione non c’è la “sfortuna” o “casualità”, ma un intero sistema.


2️⃣ Scrivi 10 domande di analisi: allenare lo sguardo critico


Ora che hai scavato, passa al secondo livello: fatti delle domande.Dieci domande, se vuoi seguire la struttura, ma non è il numero la cosa fondamentale: è la qualità delle domande, le quali devono avere come obiettivo quello di non dare nulla per scontato, non accettare risposte pronte, né slogan facili come “le donne sono troppo emotive”.


Domandati, ad esempio:

  • Chi decide cosa è “merito”?

  • Da dove arriva la definizione di “leadership efficace”?

  • Quali comportamenti premiamo davvero, e chi può permetterseli?

  • Quali voci non stiamo ascoltando, e perché?


Questo è il cuore del pensiero critico applicato alla DE&I: spostare lo sguardo da chi “subisce” l’esclusione a chi la produce senza accorgersene.


Allenarsi a costruire domande — non risposte — è ciò che trasforma la DE&I da una serie di workshop motivazionali a un percorso culturale di trasformazione.


Per fare questo non serve essere esperti o esperte di bias cognitivi, ma serve solo la disponibilità a dire: “forse quello che credo giusto è solo quello che è sempre stato più conveniente per me o per la categoria di cui faccio parte.”


3️⃣ Coinvolgi l’AI: riflettere sui nostri bias (e su quelli della macchina)


La terza parte è la più interessante: fatti aiutare dall’intelligenza artificiale!


Scrivi un prompt come questo:


“Ciao, sto facendo un esercizio di pensiero critico: partendo da un argomento di DE&I, ogni persona deve creare 10 domande per analizzarlo e criticarlo. L’obiettivo è capire da dove nasce l’opinione comune sul tema e se è fondata su premesse corrette. Crea ora 10 domande per il tema: [INSERISCI IL TUO TEMA].”


Ora confronta le domande generate dall’AI con le tue.


Noterai qualcosa di illuminante: le sue domande, anche quando sembrano neutrali, riflettono la cultura con cui è stata addestrata!


Ti farà vedere dove la nostra idea di “normalità” si annida anche nel linguaggio delle macchine, e quindi — inevitabilmente — nei nostri processi decisionali, nei sistemi HR, nei criteri di selezione, nelle policy aziendali.


In altre parole, userai l’AI non per pensare al posto tuo, ma per specchiarti nei suoi limiti. E scoprire quanto i tuoi ragionamenti quotidiani siano plasmati dagli stessi automatismi.


Perché questo esercizio è così potente nella DE&I


Perché la DE&I, senza pensiero critico, non porterà mai ad una vera trasformazione, ma solo ad un lavoro di facciamo, fatto per attrarre ma non cambiare o portare valore alle persone.


Il pensiero critico serve a:

  • riconoscere i bias nei processi (non solo nelle persone);

  • smontare le narrazioni di neutralità (“qui valgono solo i meriti”);

  • individuare dove la cultura aziendale protegge chi già ha potere;

  • costruire decisioni più consapevoli, basate su realtà e non su percezioni.


Pensare criticamente non significa “essere contro”, ma vedere le regole invisibili che orientano ciò che chiamiamo buon senso, e una volta che le vedi, non puoi più far finta di niente.


Il primo passo per cambiare davvero


Se anche tu vuoi iniziare a cambiare davvero grazie a strumenti di facilitazione ed educazione game based per e far sì che la DE&I sia una leva strategica, puoi iniziare dal il mio audit gratuito (progettato in coerenza con l'UNI ISO 30415:2021)!


Rispondendo a poche e semplici domande potrai individuare i punti di forza e le aree di miglioramento per trasformare la DE&I da iniziativa simbolica a fattore competitivo concreto.


 
 
 

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